Milano – «L’agricoltura, al contrario di quanto si crede, non è un mondo arretrato. E sono sempre di più i produttori che scelgono il digitale come leva per crescere». Chiara Corbo è direttrice dell’osservatorio “Smart agrifood” del Politecnico di Milano, che studia come le tecnologie digitali possono rendere più competitivo ed efficiente il settore agroalimentare.
Che ruolo svolge oggi la tecnologia in agricoltura?
«Di agricoltura di precisione se ne parla già dagli anni Novanta. Oggi, però, con l’agricoltura 4.0 stiamo compiendo passi ancora più significativi, sia dal punto di vista delle soluzioni adottate sia del valore del mercato, che nel 2021 in Italia ha raggiunto 1,6 miliardi di euro. La superficie agricola coltivata con tecnologie digitali è il 6% del totale: una percentuale ancora troppo bassa, ma la direzione in cui ci stiamo muovendo è quella giusta».
Quali sono i sistemi di agricoltura 4.0 più diffusi?
«Per quanto riguarda il lavoro nei campi, i sistemi più diffusi sono quelli dedicati al monitoraggio e al controllo da remoto delle attrezzature agricole. Poi ci sono quelli che noi chiamiamo “sistemi di supporto alle decisioni”: software in grado di raccogliere dati sui raccolti e sulle condizioni meteo, elaborarli e offrire consigli pratici al produttore. Sono molto diffusi anche i servizi di mappatura dei terreni, per misurare la fertilità e la resa, e i sensori “IoT”, che monitorano i raccolti e la presenza di eventuali malattie».
Quali sono i vantaggi di questi strumenti?
«Innanzitutto, la maggiore efficienza dei processi: si ottiene una migliore produttività ottimizzando il livello di input produttivi. Nel caso dell’agricoltura ci sono due grossi benefici. Il primo è il risparmio sulle materie prime, in particolare sull’acqua, grazie per esempio ai sistemi di irrigazione intelligente. Il secondo vantaggio riguarda la riduzione del carico di lavoro per gli agricoltori. Questo ovviamente non significa togliere posti di lavoro agli esseri umani, ma delegare le mansioni più gravose alla tecnologia per permettere ai produttori di dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto».
E le criticità invece?
«Il digitale è una leva importante per innovare il settore, ma servono anche altre soluzioni strutturali, che tengano conto per esempio dell’impatto della siccità e del clima sul comparto agroalimentare. Un altro grande problema è la connettività: come facciamo a spingere l’adozione di tecnologie digitali se ci sono ancora così tanti territori rurali non coperti da una connessione internet veloce? Infine, c’è un tema economico: se non si hanno ben chiari i benefici di questi strumenti, è comprensibile che alcuni produttori non se la sentano di investire. Serve uno sforzo costante di comunicazione da parte di tutti gli attori coinvolti».
Quali sono, secondo lei, altri strumenti che potrebbero diffondersi nei prossimi anni?
«Sicuramente l’agricoltura verticale sta attirando molti investimenti. Ci sono poi alcune soluzioni in fase di sperimentazione, che riguardano l’utilizzo di robot e droni per il trattamento dei campi. Per ora sono ancora soluzioni di nicchia, ma in futuro potrebbero crescere. Credo che nei prossimi anni gli investimenti maggiori continueranno a riguardare i macchinari per il monitoraggio da remoto dei terreni e i sistemi di irrigazione intelligente, soprattutto alla luce della siccità di questo periodo».