Monza – Sensori sul tetto, telecamere davanti, due gps all’interno, telecamere ancorate ai lati e radar. Il ‘cervello’ nel baule. L’auto a guida autonoma, senza conducente, prende forma in autodromo, uno dei luoghi dove la ricerca e l’innovazione vengono messe a terra. Anche con il progetto Teinvein (Tecnologie innovative per i veicoli intelligenti) realizzato con il finanziamento di Regione Lombardia di oltre 7 milioni e mezzo di euro da un pool di imprese guidato da ST Microelectronics di Agrate, Politecnico di Milano e Università Bicocca.
Un lavoro di squadra che dal progetto passa alla simulazione del veicolo al computer, all’assemblaggio e alla sperimentazione sul circuito. Un’auto pensata in particolare per i disabili che ne sfruttano i sistemi di guida autonoma, anche se la teleguida può trovare diverse applicazioni come, ad esempio, i centri di controllo del car sharing per il recupero delle auto.
In futuro, con lo sviluppo delle smart city ci ritroveremo ad avere l’auto del car sharing che ci viene a prendere sotto casa senza conducente, ci porta a destinazione e poi si riposiziona, da sola, al parcheggio. Ma se per arrivare a questi scenari futuristici occorre che l’intero Paese o l’intera città sia dotata di sensori in grado di ‘guidare’ l’auto, questo traguardo può essere già raggiunto in ambienti più ristretti come può essere un capannone di logistica per la movimentazione delle merci.
Sta anche qui la grande opportunità del 5G e delle reti ultraveloci che consegnano una velocità di risposta tra 1 e 4 millisecondi, simile a quella del nostro sistema nervoso, la capacità di poter connettere un milione di device ogni chilometro quadrato, una velocità di trasmissione dati che passa da 2 a 20 Giga e la possibilità di connettersi anche su mezzi di trasporto che viaggiano a velocità fino a 500 chilometri orari. Opportunità che permettono anche di sostenere la crescita della competitività delle imprese. Comprese quelle dell’automotive.
E non a caso l’autodromo studia per diventare un centro all’avanguardia proprio sul fronte della guida autonoma. Una rivoluzione copernicana. Perché oggi un veicolo è composto da quasi 30mila componenti e per un’auto autonoma è necessario riprogettare ognuno di quei pezzi. E quindi, quando si parla un centro di ricerca legato alla smart mobility e all’intelligenza artificiale occorre pensare a una serie di laboratori per lo sviluppo di ogni singolo componente.
Già adesso molte auto hanno una elevata capacità grazie a computer di bordo che non hanno WhatsApp, non hanno compagni di viaggio o preoccupazioni che distraggono. In compenso hanno una intelligenza artificiale molto selettiva, in grado di vedere prima dell’uomo un comportamento imprevisto.