Besana Brianza – Intelligenza artificiale e robotica per replicare le azioni umane senza bisogno dell’uomo. Il robot che diventa capace di interpretare l’ambiente, le emozioni e le reazioni degli umani ed eseguire compiti di conseguenza. La fantascienza che diventa realtà. Nel cuore verde della Brianza, a Besana, dove nel 2020 è la nata la Oversonic Robotics, società di robotica all’avanguardia specializzata nella creazione di umanoidi.
Dove la tecnologia – il mezzo di trasporto tra l’oggi e il domani – viene ‘guidata’ perché possa diventare davvero di aiuto e non un’abitudine. Assunta la consapevolezza che tra un cellulare e un robot c’è un abisso. Perché una app ti dà un servizio, ma alla fine non la ringrazi come fai, invece, con RoBee.
Non un giocattolo di intrattenimento, ma un robot cognitivo umanoide alto un metro e settanta, tra i 65 e i 75 chili di peso, in grado di parlare una ventina di lingue, di ricevere istruzioni a voce e imparare ogni esperienza nuova che scopre o gli viene insegnata.
Parole, ma anche gesti. Del resto, le parole di Fabio Puglia, presidente di Oversonic, «il mondo della robotica umanoide è la frontiera a cui l’uomo si è sempre ispirato fin dai tempi passati cercando di creare macchine a sua immagine e somiglianza che lo potessero aiutare nelle diverse situazioni della vita. Mai come ora la tecnologia ha raggiunto un livello di avanzamento tale che permette non solo la fattibilità, ma anche la commercializzazione di prodotti con tali caratteristiche».
E oggi RoBee ha fatto un primo passo tra gli umani. In particolare tra i medici e gli infermieri dell’ospedale di neuroriabilitazione Fondazione Santa Lucia di Roma, primo Irccs (Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico) italiano per la ricerca in neuroscienze. Il progetto coinvolge un team di 12 esperti tra specialisti della neuroriabilitazione, medici, ricercatori e altrettanti ingegneri di Oversonic: il robot affiancherà neuropsicologi e logopedisti in sessioni di neuroriabilitazione cognitiva per persone colpite da ictus cerebrale. Saranno in particolare sviluppati esercizi dedicati ad attenzione, memoria, linguaggio e funzioni esecutive, facilitando il ritorno del paziente a una vita autonoma. E la prospettiva è di spingere oltre l’orizzonte facendo diventare il robot un ‘collega’ che non ti sostituisce, ma ti aiuta nei lavori più pericolosi.
Sfruttando anche la capacità di replicare operativamente la struttura meccanica del corpo umano, con 40 giunti mobili e un set completo di videocamere e sensori che gli consentono di vedere e navigare lo spazio circostante, due braccia complete di dispositivi di presa, una mano ed una pinza meccanica, che gli consentono di ricoprire in maniera efficace ogni tipo di task, dai semplici gesti come indicare o contare, ad una solida presa per la movimentazione di oggetti. E quando arriveranno i computer quantistici queste macchine avranno a bordo una capacità di calcolo tale per cui sapranno raccogliere una rondellina che un occhio umano non riuscirebbe neanche a vedere.
Tre anni di ricerca
Anche i robot sanno fare squadra. Capaci di attivare quella ‘swarm intelligence’ che può ottimizzare il lavoro. I RoBee sono interconnessi e possono collaborare nel portare a termine un compito. Due RoBee possono, ad esempio, raccogliere una richiesta vocale da un RoBee al front desk, come prelevare un oggetto, mentre un secondo robot umanoide più vicino all’oggetto in questione, ma lontano dalla reception lo preleva e lo porta all’ingresso.