Qualora non venisse arrestato il crollo delle nascite l’Italia conterà nel 2050 cinque milioni di abitanti in meno. All’allarme lanciato il mese scorso dal presidente dell’Istat, Giancarlo Blangiardo, in occasione degli Stati generali della natalità, fa da contraltare la situazione migratoria del nostro Paese dove – come ha recentemente sottolineato Carla Collicelli, sociologa del welfare e della salute, associate researcher presso Cnr-Cid ethics, intervenendo ad ‘Alta sostenibilità’, rubrica ASviS su Radio Radicale – la popolazione straniera ha raggiunto l’8,5% della popolazione nazionale, con 2,5 milioni di occupati nei diversi settori.
Se non viene arginato il forte calo demografico dell’ultimo decennio con importanti misure di sostegno alla famiglia, tra meno di trent’anni – stando alle previsioni di Blangiardo – sulla popolazione totale solo poco più di una persona su due sarebbe in età da lavoro, con un 52% di persone tra i 20-66 anni che dovrebbero provvedere sia alla cura e alla formazione delle persone sotto i venti anni (16%), sia alla produzione di adeguate risorse per il mantenimento e l’assistenza ai pensionati (32%).
«Le nascite annue – ha affermato il presidente dell’Istat – potrebbero scendere nel 2050 a 298 mila unità, numeri molto lontani dalle auspicate 500 mila nascite annue considerate necessarie per il raggiungimento del corretto equilibrio demografico». Per mantenere la popolazione a 60 milioni ed evitare così l’invecchiamento e anche la contrazione della domanda interna, il Paese secondo i demografi dovrebbe accogliere e integrare almeno 200mila immigrati all’anno.
«Le nazionalità di provenienza – ha evidenziato Collicelli – sono tantissime, soprattutto Romania, Albania, Cina, Marocco e Ucraina, anche prima della guerra. Alcuni processi di sanatoria che abbiamo portato avanti nel Paese non sono stati efficienti, anche se parliamo dell’acquisizione della cittadinanza, a fronte di un aumento siamo ancora ben lontani dall’aver costruito un processo solido di integrazione, riconoscimento e rispetto della cultura di queste persone».
In tale quadro – a metà del processo di attuazione dell’Agenda 2030, a meno di un anno dalle prossime elezioni politiche e nell’attuale scenario di forte incertezza geopolitica e di profonda insicurezza economica, ambientale, energetica e alimentare – l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile mira a stimolare i partiti italiani ad affrontare il tema dell’immigrazione nella prospettiva dell’equilibrio demografico del Paese.
Il tema è stato al centro dell’incontro ASviS Live ‘Immigrazione e futuro demografico del Paese’ organizzato da FUTURAnetwork.eu, quale quarta tappa di avvicinamento al Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022 (4-20 ottobre). Un dibattito che – come evidenzia l’ASviS – vuole innescare una riflessione che vada oltre la contrapposizione velleitaria tra il ‘buonismo’ di chi vorrebbe accogliere tutti e la visione distopica di chi pensa che si possa chiudere le porte a tutti, per delineare invece una strategia costruttiva che superi la gestione di brevissimo termine nel governo dei flussi.