La Spezia – Si fa un piccolo taglio sulla pelle e si inserisce dentro un chip intelligente: un salvavita per chi è malato di diabete. Si tratta di una tecnologia all’avanguardia che negli ultimi anni ha preso sempre più piede fra i pazienti affetti dalla malattia: un servizio che è stato sospeso a causa della pandemia ma che da alcuni mesi ha ripreso a correre nella Asl5 della Spezia grazie alla collaborazione fra il settore di malattie endocrine e metaboliche, in particolare il dottor Stefano Carro, e quello di chirurgia plastica, il dottor Walter Paternich che hanno riattivato il programma di inserimento sottocutaneo del misuratore glicemico impiantabile Eversense XL, nei diabetici di tipo 1 con ipoglicemie asintomatiche.
Questo modernissimo misuratore in continuo della glicemia interstiziale è unico e rappresenta un’eccellenza in diabetologia. Viene impiantato sottocute e oggi viene sostituito ogni 6 mesi: si era partiti da 3, ma si sta già studiando come portare l’autonomia a un anno.
L’intervento viene eseguito dallo specialista chirurgo plastico, attraverso una piccolissima incisione nell’avambraccio, ed ha il compito di registrare i valori glicemici delle 24 ore e soprattutto di inviare al cellulare del paziente, o di un familiare, un segnale di allarme di una imminente ipoglicemia (spesso asintomatica nel diabetico di tipo 1) o di iperglicemia. I dati registrati dal sistema possono essere condivisi per via informatica con lo specialista diabetologo ed interpretati insieme al paziente per aiutare a fornire aggiustamenti della terapia e migliorare il controllo metabolico.
«Questo protocollo funziona molto bene – dice il dottor Carro – perché vede la collaborazione strettissima tra la diabetologia e la chirurgia plastica di Asl5. Noi ci occupiamo del sensore, ma siamo molto meno bravi dei plastici ad impiantarlo: in questo modo, invece, offriamo competenze diverse in un unico programma. Quando il progetto è nato, quattro anni fa, era una vera avanguardia nel nostro settore, oggi la metodica si è diffusa, ma questo sensore rimane uno dei migliori in assoluto, poiché molto preciso, affidabile e totalmente invisibile».
«L’inserimento del sensore è semplicissimo e dura soltanto qualche minuto – spiega il dottor Paternich –. Dopo un’anestesia locale, in regione deltoidea, sulla cute viene fatta una piccola incisione di 4 millimetri. Poi si utilizza un introduttore che crea una tunnellizzazione in cui inseriamo una guida su cui viene caricato il chip, che, raggiunto il derma profondo, vicino al tessuto adiposo, è rilasciato. La ferita viene suturata con un punto estetico rimosso dopo 7 giorni.
Non rimane alcuna cicatrice e la stessa sutura è riutilizzabile per le sostituzioni future. Altrettanto agevole è la rimozione, poiché si tratta di un sensore lungo un centimetro e mezzo con il diametro di uno spaghetto. La sua costituzione non ha mai procurato infezioni ed evita la formazione di fibrosi, poiché è coperto da uno steroide a lento rilascio che mitiga la produzione di fibrina ed evita la formazione della capsula sottocutanea che ne limiterebbe la lettura».
Ecco come funziona il misuratore glicemico. Registra i valori di riferimento nell’arco delle 24 ore e li trasmette per condivisione
1. La gestione Il misuratore glicemico Eversense XL viene impiantato sottocute e oggi viene sostituito ogni 6 mesi: si era partiti da 3, ma si sta già studiando come portare l’autonomia a un anno. L’intervento viene eseguito da un chirurgo plastico.
2. L’intervento Il misuratore ha il compito di registrare i valori glicemici delle 24 ore e soprattutto di inviare al cellulare del paziente, o di un familiare, un segnale di allarme di una imminente ipoglicemia, spesso asintomatica, o di iperglicemia.
3. Lettura informatica I dati registrati dal sistema possono essere condivisi per via informatica con lo specialista diabetologo ed interpretati insieme al paziente per aiutare a fornire aggiustamenti della terapia e migliorare il controllo metabolico.