Arezzo – Quando si parla di tecnologia a servizio della sanità non si può non far riferimento alla Pet Tac. Siamo nel campo della medicina nucleare ed è lo strumento digitale che consente la somministrazione per via endovenosa di un radiofarmaco.
Al San Donato gli è stato dato un nome, Vereos. L’acronimo sintetizza tomografia a emissione di positroni, è una tecnica diagnostica di medicina nucleare che prevede la somministrazione per via endovenosa al paziente di un radiofarmaco.
La Pet è utilizzata soprattutto in oncologia, neurologia, cardiologia, reumatologia e malattie infettive. La caratteristica principale è che adesso i sanitari riescono ad individuare esattamente dove va a finire il prodotto somministrato. Che si traduce in abbattimento della spesa, maggiore velocità e soprattutto, sottoponendo il paziente ai due esami in una sola sessione, si riduce l’esposizione ai raggi, accorciando al contempo le liste di attesa e anticipando l’inizio delle terapie.
Tre elementi che la caratterizzano: la migliore qualità delle prestazioni, un’ancora più forte attenzione ai pazienti e infine l’ottimizzazione delle risorse. «E’ una tecnologia all’avanguardia – ha spiegato il direttore generale della Asl Tse, Antonio D’Urso – che rende Arezzo polo di riferimento della medicina nucleare in Toscana. L’azienda ha investito 3milioni e 700mila euro nel macchinario ai quali si aggiungono altri 150euro per i lavori di adeguamento dell’immobile. Uno sforzo capace di produrre un più 30% di prestazioni con una qualità ancora maggiore».
«Vereos esternamente non presenta grandi variazioni rispetto alle macchine adesso in funzione nei vari centri regionali e nazionali, ha spiegato Alfonso Baldoncini, direttore dell’UO medicina nucleare di Arezzo. Ma tra le novità va segnalata l’illuminazione esterna utile a ridurre la claustrofobia di alcuni pazienti che si sottopongono a questo complesso esame. Quanto invece alla funzionalità, Vereos ha maggiore sensibilità e cioè una minore perdita di informazioni, aumenta la risoluzione spaziale e quindi la capacità di evidenziare tumori di piccole dimensioni; un maggior contrasto nell’individuare le lesioni patologiche dei tessuti sani. Infine viene diminuito il radioattivo somministrato ai pazienti con conseguente minore irraggiamento per i pazienti. Altro importante vantaggio per chi si sottopone a questo esame, è la riduzione della sua durata con conseguente minore stress e abbattimento delle liste di attesa».
«Vereos» è la prima digitale della regione Toscana. Oggi sono rari i centri nazionali dotati di questa sofisticata tecnologia. Le caratteristiche costruttive e gli accorgimenti la differenziano dai tomografi standard analogici, attualmente in funzione nelle medicine nucleari.
«Senza entrare nei dettagli tecnici – sottolinea Baldoncini – possiamo dire che le PET digitali hanno la peculiarità di ottimizzare il segnale emesso dalla sostanza radioattiva che viene iniettata ai pazienti. Le immagini che lo strumento fornisce ai medici per fare diagnosi dipendono dalla distribuzione corporea del radiofarmaco somministrato e la mappa di distribuzione varia anche dalle condizioni patologiche del paziente.
E’ ormai appurato che, grazie allo sviluppo tecnologico, le ditte costruttrici implementeranno la produzione di questi nuovi tomografi PET che presentano indiscussi vantaggi. L’arrivo della nuova apparecchiatura e degli accessori, permetterà di implementare nuove metodiche diagnostiche di ultima generazione, indispensabili per le moderne strategie diagnostico- terapeutiche soprattutto in campo oncologico».