Montefalco (Perugia) – Piove sempre meno e fa sempre più caldo. La siccità è un’emergenza da affrontare con un cambiamento delle abitudini ma anche con l’innovazione tecnologica e il supporto del digitale. L’esperimento messo a punto nella storica cantina Arnaldo Caprai di Montefalco (patria del Sagrantino che ha contribuito a rilanciare e rendere famoso nel mondo) in tal senso costituisce un esempio virtuoso destinato a diventare un modello da applicare su larga scala sia per il rispetto dell’ambiente che della qualità delle produzioni vitivinicole.
«Grazie a questo sistema basato sull’irrigazione controllata ad alto livello tecnologico – spiega Marco Caprai, da trent’anni alla guida dell’azienda di famiglia –, siamo riusciti a ridurre il 60% del consumo idrico in vigneto».
Ma c’è dell’altro?
«Con un impianto per la depurazione delle acque, siamo in grado di bonificare i reflui prodotti durante i processi di vinificazione e provvedere alla loro espulsione in acque superficiali. L’acqua così trattata viene impiegata per l’irrigazione delle aree verdi aziendali. Per la pulizia e la sterilizzazione degli strumenti della cantina, invece, abbiamo installato un nuovo impianto di microfiltrazione che ci ha permesso, a fronte di un maggiore quantitativo di uve lavorate, di ridurre proporzionalmente il consumo di acqua di pozzo utilizzata».
Se il deficit idrico oggi è uno dei temi scottanti di quest’estate bollente – ed enormemente siccitosa –, la preservazione del bene acqua, come dell’ambiente in generale, in cantina Caprai è sempre stato al centro di ricerche e sperimentazioni vero?
«Esatto. A partire da Agroclim Technology, un progetto – spiega Mattia Dell’Orto, responsabile R&S di Caprai – che si è posto l’obiettivo di contrastare gli effetti delle ondate di calore estivo che, se associate a periodi di carenza idrica, compromettono significativamente la resa produttiva e qualitativa dei vigneti. A tal fine è stato implementato un impianto di irrigazione sperimentale capace di rilasciare quantitativi differenziati di acqua nelle diverse aree del vigneto».
In che modo riuscite a capire quali zone hanno più bisogno di acqua e come si avvia il sistema?
«Tramite l’analisi di immagini satellitari e con l’aiuto di un software che rileva in tempo reale l’umidità del terreno. L’impianto si attiva se viene superata la soglia di stress idrico impostata e se le previsioni meteo a 5 giorni non confermano eventi piovosi. Lo scopo – prosegue Dell’Orto – è quello di fornire la minor quantità di acqua possibile solo nelle zone dove è effettivamente necessaria per massimizzare il risparmio idrico e la qualità della produzione, proteggendo le viti dalle ondate di calore. Tra le tecnologie implementate per far fronte al mutamento delle condizioni meteorologiche degli ultimi anni, sempre nell’ambito del progetto Agroclim Technology, Caprai ha installato anche una ventola antibrina per il controllo dei danni da gelate primaverili e un nuovo atomizzatore a recupero di prodotto per trattare i vigneti in modo tempestivo e ridurre del 50% il consumo di fitofarmaci».
I cambiamenti climatici impongono un ripensamento delle tecniche agricole?
«Le conseguenze previste – sottolinea Dell’Orto – possono essere sintetizzate in inverni più miti e più umidi, estati più calde e più secche, eventi climatici più frequenti e più intensi. In particolare, l’agricoltura dovrà saper migliorare la propria efficienza nell’uso dell’acqua e ridurne le perdite. La gestione dell’acqua nel vigneto è anche uno strumento per modulare la qualità delle uve in funzione di un preciso obiettivo enologico. Le risorse idriche saranno sempre più scarse e andranno utilizzate con parsimonia al fine di ridurre l’input energetico e dell’attività vitivinicola. I cambiamenti climatici (riscaldamento globale), che possono far prefigurare la necessità di interventi irrigui più frequenti, rendono ancora più urgente una migliore conoscenza degli effetti dell’acqua sulla produzione viticola e una sua razionale ripartizione durante la stagione vegetativa. L’utilizzo dell’impianto sperimentale a goccia con distribuzione sito specifica ha permesso di utilizzare solo il 60% dell’acqua che sarebbe stata distribuita con un impianto tradizionale. Lo stress idrico controllato ha dimostrato di essere una delle più efficienti strategie di risparmio idrico e di miglioramento produttivo nella vite ed è quindi una strategia di irrigazione progettata per risparmiare l’acqua con un impatto sulla produzione e la qualità dell’uva».
Lo scenario futuro?
«Quando questo metodo sperimentale sarà implementato sui vigneti aziendali si determinerà un grande efficientamento delle riserve disponibili senza compromettere la produttività dei vigneti che, anzi, in caso di annate particolarmente siccitose beneficeranno di un netto miglioramento qualitativo delle uve e dei vini. È il caso di quest’estate. Prendiamo Montefalco dove nel primo semestre 2022 sono state registrate -51% di precipitazioni rispetto alla media. Nei primi 6 mesi del 2022 sono caduti solo 176 mm di pioggia rispetto agli oltre 360 mm della media storica. Il suolo vitato di Montefalco a giugno ha già raggiunto un potenziale idrico negativo (scarsità di acqua) che normalmente viene raggiunto alla fine del mese di agosto. Nell’anno in corso – prosegue Caprai – valorizzeremo l’attento monitoraggio dei nostri consumi idrici per calcolare l’impronta idrica della nostra cantina. Non si tratta di un calcolo fine a sé stesso, ma di un’attività che promuove un più efficiente processo di gestione delle risorse idriche, sia nelle lavorazioni di cantina sia nei trattamenti in vigna».